Apollo,
Dio di tutte le arti, della musica, della profezia e di molto
altro ancora; il suo simbolo principale è il Sole.
Essendo il Dio della
poesia è il capo delle Muse, viene anche descritto come un provetto
arciere in grado di infliggere, con la sua arma, terribili pestilenze
ai popoli che lo contrariavano (una sua freccia scagliata con il suo
arco portava pestilenze e malattie ad intere nazioni). In quanto
protettore della città e del tempio di Delfi, Apollo è anche
venerato come Dio oracolare, capace di svelare, tramite la
sacerdotessa detta Pizia, il futuro agli esseri umani. Anche per
questo, era adorato nell'antichità come uno degli Dei più
importanti del Dodekatheon. Nella tarda antichità greca Apollo venne
anche identificato come Dio del Sole, ed in molti casi soppiantò
Helios quale portatore di luce e auriga del cocchio solare. Un simile
"passaggio di consegne" avvenne anche presso i Romani, in
quanto, a partire dalla tarda età repubblicana, Apollo divenne
"alter ego" del Sol Invictus, una delle più importanti
divinità romane. In ogni
caso, presso i Greci Apollo ed Helios rimasero entità separate e distinte nei testi letterari e mitologici dell'epoca, ma non nel culto, dove Apollo era ormai stato assimilato con Helios.
caso, presso i Greci Apollo ed Helios rimasero entità separate e distinte nei testi letterari e mitologici dell'epoca, ma non nel culto, dove Apollo era ormai stato assimilato con Helios.
Come divinità greca,
Apollo è figlio di Zeus e di Leto (Latona per i Romani) e fratello
gemello di Artemide (per i Romani Diana), dea della caccia e più
tardi una delle tre personificazioni della Luna (Luna crescente),
insieme a Selene (Luna piena) ed Ecate (Luna calante).
Apollo in Grecia
Apollo era uno degli
Dèi più celebri ed influenti nell'antica Grecia; ed erano due le
città che si contendevano il titolo di luoghi di culto principali
del dio: Delfi, sede del già citato oracolo, e Delo. L'importanza
attribuita al dio è testimoniata anche da nomi teoforici come
Apollonio o Apollodoro, comuni nell'antica Grecia, e
dalle molte città che portavano il nome di Apollonia. Il Dio delle
arti veniva inoltre adorato in numerosi siti di culto sparsi, oltre
che sul territorio greco, anche nelle colonie disseminate sulle rive
africane del Mediterraneo, nell'esapoli dorica in Caria, in Sicilia e
in Magna Grecia.
Apollo a Roma
A differenza di altri
Dèi, Apollo non aveva un equivalente romano diretto, ed il suo culto
venne importato a Roma direttamente dai Greci. Ciò avvenne comunque
in tempi piuttosto recenti nella storia romana, dato che fonti
tradizionali riferiscono che il culto era presente in epoca regia.
Nel 431 a.C. ad Apollo fu intitolato un tempio in una località dove
già sorgeva un sacello od un'area sacra di nome Apollinar
come scrive Livio III, 63, 7, in occasione di una pestilenza che
afflisse la città. Durante la seconda guerra punica, invece, vennero
istituiti i Ludi Apollinares, giochi in onore del Dio. Il
culto venne incentivato poi, in epoca imperiale, dall'imperatore
Augusto, che per consolidare la propria autorità asserì di essere
un protetto del dio, che avrebbe anche lanciato un fulmine nell'atrio
della sua casa come presagio fausto per la sua lotta contro Antonio;
tramite la sua influenza Apollo divenne uno degli Dèi romani più
influenti. Dopo la battaglia di Azio l'imperatore fece rinnovare e
ingrandire l'antico tempio di Apollo Sosiano, istituì dei giochi
quinquennali in suo onore e finanziò anche la costruzione del tempio
di Apollo Palatino sull'omonimo colle dove fu conservata la raccolta
di oracoli detta Libri Sibillini. In onore del Dio, e per compiacere
il suo imperatore, il poeta romano Orazio compose inoltre il celebre
carmen saeculare.
Apollo presso gli
Etruschi
Nella religione etrusca
è possibile trovare un corrispettivo di Apollo nel Dio dei tuoni
Aplu o Apulo. Tuttavia non è ancora chiaro se l'immagine del Dio
etrusco sia derivata, o no, dal Dio greco. Quale dio della profezia
presso gli Etruschi però trovava un corrispettivo anche in Suri.
Epiteti e Attributi
Apollo è normalmente
raffigurato coronato di alloro, pianta simbolo di vittoria, sotto la
quale alcune leggende volevano che il Dio fosse nato. Suoi attributi
tipici sono l'arco e la cetra. Altro suo emblema caratteristico è il
tripode sacrificale, simbolo dei suoi poteri profetici. Animali sacri
al dio sono i cigni (simbolo di bellezza), i lupi, le cicale (a
simboleggiare la musica ed il canto), ed ancora i falchi, i corvi ed
i serpenti, questi ultimi con riferimento ai suoi poteri oracolari. E
ancora il gallo, come simbolo dell'amore omosessuale, diversi,
infatti, gli uomini di cui il Dio s'innamorò. Altro simbolo di
Apollo è il grifone, animale mitologico di lontana origine
orientale.
Come molti altri Dèi
greci, Apollo ha numerosi epiteti, atti a riflettere i diversi ruoli,
poteri ed aspetti della personalità del Dio stesso. Il titolo di
gran lunga maggiormente attributo ad Apollo (e spesso condiviso dalla
sorella Artemide) era quello di Febo, letteralmente
"splendente" o "lucente", riferito sia alla sua
bellezza sia al suo legame con il sole (o con la luna nel caso di
Artemide). Quest'appellativo venne mutuato ed utilizzato anche dai
Romani.
Altri epiteti del Dio
sono:
-
Akesios o Iatros, dal comune significato di guaritore e riferiti al suo ruolo di protettore della medicina, in quanto padre di Esculapio. In questo senso, i Romani gli diedero invece l'epiteto di Medicus, ed un tempio della Roma antica era dedicato appunto all'Apollo Medico.
-
Alexikakos' o Apotropaeos, entrambi significanti "colui che scaccia - o tiene lontano - il male". Un simile significato ha anche l'appellativo di Averruncus che gli diedero i Romani. Questi appellativi si riferivano, oltre che al suo già citato ruolo di patrono dei medici, al suo potere di scatenare - e dunque anche di tener lontane - malattie e pestilenze.
-
Aphetoros (dio dell'arco) ed Argurotoxos (dio dall'arco d'argento), in quanto patrono degli arcieri e provetto tiratore lui stesso. I Romani lo definivano invece Articenens, "colui che porta l'arco".
-
Archegetes, "colui che guida la fondazione", in quanto patrono di molte colonie greche oltremare.
-
Lyceios e Lykegenes, che possono essere sia un riferimento al lupo, animale a lui sacro, che alla terra di Licia, la regione nella quale alcune leggende riportavano che Apollo fosse nato.
-
Loxias (l'oscuro) e Coelispex (colui che scruta i cieli) con riferimento alle sue capacità oracolari.
Nascita
Apollo nacque, come sua
sorella gemella Artemide, dall'unione extraconiugale di Zeus con
Leto. Quando Era seppe di questa relazione, desiderosa di vendetta
proibì alla partoriente di dare alla luce suo figlio su qualsiasi
terra, fosse essa un continente od un'isola. Disperata, la donna vagò
fino a giungere sull'isola di Delo, appena sorta dalle acque e,
stando al mito, ancora galleggiante sulle onde e non ancorata al
suolo. Essendo perciò Delo non ancora una vera isola, Leto poté
darvi alla luce Apollo ed Artemide.
Altri miti riportano
che la vendicativa Era, pur di impedirne la nascita, giunse a rapire
Ilizia, dea del parto. Solo l'intervento degli altri Dèi, che
offrirono alla regina dell'Olimpo una collana di ambra lunga nove
metri, riuscì a convincere Era a desistere dal suo intento. I miti
riportano che Artemide fu la prima dei gemelli a nascere, e che abbia
in seguito aiutato la madre nel parto di Apollo. Questi nacque in una
notte di plenilunio, che fu da allora il giorno del mese a lui
consacrato.
Ancora altri dicono che
Era avesse mandato un serpente sulla Terra per seguire Leto tutta la
vita impedendo così a chiunque di ospitarla e darle un rifugio. Leto
vagò per molto tempo ma Poseidone, impietosito dalla sua situazione,
lasciò che si rifugiasse in mare (dato che letteralmente non era
terra) visto che lui, essendo il fratello di Zeus, poteva permettersi
di sfidare Era.
Giovinezza
Poco più che bambino,
Apollo si cimentò nell'impresa di uccidere il drago Pitone, reo di
aver tentato di stuprare Leto mentre questa era incinta del Dio.
Apollo lo uccise presso la sua tana, situata nei pressi della fonte
Castalia nei pressi di Delfi, città dove sarebbe poi sorto l'oracolo
a lui dedicato. Per questo suo gesto, comunque, Apollo ricevette una
punizione da Gea, madre del drago.
Altre azioni che gli
sono state attribuite dai miti durante la giovinezza, non furono così
nobili: il Dio sfidò il satiro Marsia (o, secondo altre fonti, venne
da questi sfidato) in una gara musicale di flauto; in seguito alla
vittoria, per punire l'ardire del satiro, che si era impudentemente
vantato di essere più bravo di lui, lo fece legare a un albero e
scorticare vivo. Un altro mito racconta invece come si vendicò
terribilmente di Niobe, regina di Tebe, la quale, eccessivamente
fiera dei suoi quattordici figli (sette maschi e sette femmine),
aveva deriso Leto per averne avuti solo due. Per salvare l'onore
della madre, Apollo, insieme a sua sorella Artemide, utilizzò il suo
terribile arco per uccidere la donna ed i suoi figli, risparmiandone
solo due.
Apollo ed Admeto
Quando Zeus uccise
Asclepio, figlio di Apollo, come punizione per aver osato resuscitare
i morti con il suo talento medico, il dio per vendetta massacrò i
ciclopi, che avevano forgiato i fulmini di Zeus. Stando alla tragedia
di Euripide Alcesti, come punizione per questo suo gesto
Apollo venne costretto dal padre degli dèi a servire l'umano Admeto,
re di Fere, per nove anni. Apollo lavorò dunque presso il re come
pastore, e venne da costui trattato in modo tanto gentile che, allo
scadere dei nove anni, gli concesse un dono: fece sì che le sue
mucche partorissero solo figli gemelli. In seguito, il Dio aiutò
Admeto a ottenere la mano di Alcesti, che per volere del padre
sarebbe potuta andare in sposa solo a chi fosse riuscito a mettere il
giogo a due bestie feroci: Apollo gli regalò dunque un carro
trainato da un leone ed un cinghiale.
Apollo ed Orfeo
Orfeo era un suonatore
di cetra. Perse sua moglie Euridice, per cui tentò di salvarla dagli
Inferi e ci riuscì. Sedusse Persefone con la sua musica e in cambio
chiese di riportare in vita Euridice e lei acconsentì ad un solo
prezzo: non dovette guardare sua moglie finché non fossero stati
all'uscita degli Inferi. Ma lui, quasi alla fine del corridoio che
conduceva alla salvezza, si girò e lei morì per sempre. Disperato
tentò il suicidio e distrusse la sua cetra. Così Apollo, lo prese
con se e lo portò sull'Olimpo.
Apollo ed Ermes
Un mito degli inni
omerici racconta dell'incontro tra il giovane Ermes e Apollo. Il Dio
dei ladri, appena nato, sfuggì infatti alla custodia della madre
Maia ed iniziò a vagabondare per la Tessaglia, fino a imbattersi nel
gregge di Admeto, custodito da Apollo. Ermes riuscì con uno
stratagemma a rubare gli animali e, dopo essersi nascosto in una
grotta, usò gli intestini di alcuni di essi per confezionarsi una
lira; un'altra leggenda a questo proposito parla invece di un guscio
di tartaruga. Quando Apollo, infuriato, riuscì a rintracciare Ermes
e a pretendere, con l'appoggio di Zeus, la restituzione del bestiame,
non poté fare a meno di innamorarsi dello strumento e del suo suono,
ed accettò infine di lasciare ad Ermes il maltolto, in cambio della
lira, che sarebbe diventata da allora uno dei suoi simboli sacri.
Divenne quindi il Dio della musica, mentre Ermes venne considerato
anche come il Dio del commercio. La lira poi passò a Orfeo; alla
morte di questi, Apollo decise di tramutarla in cielo nell'omonima
costellazione.
Apollo ed Oreste
Apollo ordinò a
Oreste, tramite il suo oracolo di Delfi, di uccidere sua madre
Clitennestra; per questo suo crimine Oreste venne a lungo
perseguitato dalle Erinni.
Apollo durante la
guerra di Troia
L'inizio del'Iliade di
Omero vede Apollo schierato a fianco dei Troiani, durante la guerra
di Troia. Il Dio era infatti infuriato con i Greci, ed in particolare
con il loro capo Agamennone, per il rapimento da questi perpetrato di
Criseide, giovane figlia di Crise, sacerdote di Apollo. Per vendicare
l'affronto, il Dio decimò le schiere achee con le sue terribili
frecce, fino a che il capo dei greci non acconsentì a rilasciare la
prigioniera, pretendendo in cambio Briseide, schiava di Achille.
Questo fatto provocò l'ira dell'eroe mirmidone, che è uno dei temi
centrali del poema.
Apollo continuò
comunque a parteggiare per i Troiani durante la guerra: in
un'occasione salvò la vita a Enea, ingaggiato in duello da Diomede.
In seguito, aiutò Paride ad uccidere Achille, guidando la freccia da
questi scagliata nel tallone dell'eroe, il suo unico punto debole. Da
non dimenticare, infine, l'importantissimo aiuto che il Dio offrì ad
Ettore ed ad Euforbo nel combattimento che li vedeva avversari del
potente Patroclo, amico intimissimo ed allievo del valoroso Achille;
il Dio infatti, oltre ad aver stordito il giovane, che i Troiani
avevano scambiato per il re mirmidone, vista l'armatura che
indossava, lo privò di quest'ultima sciogliendola come neve al sole.
Distrusse perfino la punta della lancia con cui Patroclo stava
mietendo vittime tra le file troiane.
Apollo e Daphne
Un giorno, Cupido,
stanco delle continue derisioni di Apollo, che vantava il titolo di
Dio più bello, Dio della poesia nonché un arciere migliore di lui,
colpì il Dio con una delle sue frecce d'oro, facendolo cadere
perdutamente innamorato della ninfa Daphne. Allo stesso tempo però,
colpì anche la ninfa con una freccia di piombo arrugginita e
spuntata in modo che rifiutasse l'amore di Apollo ed addirittura
rabbrividisse per l'orrore alla sua vista. Perseguitata dal Dio
innamorato, la ninfa, piangendo e gridando, chiese aiuto al padre
Penéo, Dio del fiume omonimo, che la tramutò in una pianta di
lauro, od alloro. Apollo pianse abbracciando il tronco di Daphne che
ormai era un albero. Per questo il lauro divenne la pianta prediletta
da Apollo con la quale era solito far ornare i suoi templi ed anche i
suoi capelli.
Apollo e Giacinto
Uno dei miti più
conosciuti riferiti al Dio è quello della sua triste storia d'amore
con il principe spartano Giacinto, mito narrato, fra gli altri, da
Ovidio nelle sue Metamorfosi. I due si amavano profondamente, quando
un giorno, mentre si stavano allenando nel lancio del disco, il
giovane venne colpito alla testa dall'attrezzo lanciato da Apollo,
spintogli contro da Zefiro, geloso dell'amore fra i due. Ferito a
morte, Giacinto non poté che accasciarsi tra le braccia del compagno
che, impotente, lo trasformò nel rosso fiore che porta il suo nome,
e con le sue lacrime tracciò sui suoi petali le lettere άί (ai),
che in greco è un'esclamazione di dolore. Saputo che Tamiri, un
pretendente "scartato" da Giacinto, reputava di superare le
muse nelle loro arti, il Dio andò dalle sue allieve per riferire
tali parole. Le muse, allora, privarono Tamiri, reo di presunzione,
della vista, della voce e della memoria.
Apollo e Cassandra
Per sedurre Cassandra,
figlia del re di Troia Priamo, Apollo le promise il dono della
profezia. Tuttavia, dopo aver accettato il patto, la donna si tirò
indietro, rimangiandosi la parola data. Il Dio allora, sputandole
sulle labbra, le diede sì il dono di vedere il futuro, ma la
condannò a non venir mai creduta per le sue previsioni. La
previsione più tragica ed inascoltata di Cassandra fu la caduta di
Troia.
Apollo e Marpessa
Apollo amò anche una
donna chiamata Marpessa, che era contesa fra il Dio e l'umano
chiamato Ida. Per dirimere la contesa tra i due intervenne
addirittura Zeus che decise di lasciare la donna libera di decidere;
questa scelse Ida, perché consapevole del fatto che Apollo, essendo
immortale, si sarebbe stancato di lei quando l'avesse vista
invecchiare.
Apollo e Melissa
Secondo un altro mito,
Apollo s'innamorò della ninfa Melissa. Fu un amore profondo ed
incondizionato, ed il dio lasciò spazio soltanto alla fedele e
totale devozione per la fanciulla piuttosto che adempiere i suoi
doveri da divinità del Sole. Il carro del Sole venne quindi sempre
meno guidato e trasportato, e il mondo cadeva sempre più nelle
tenebre. Allora, per un decreto di entità superiori, Apollo venne
punito e la ninfa venne trasformata in un'ape regina. Fu così che la
meschina ragione infranse il cuore del dio.
Figli di Apollo
Come tutti gli Dèi
greci, le leggende riportano come Apollo ebbe molti figli, da unioni
con donne mortali e non.
Da Cirene, ebbe un
figlio di nome Aristeo.
Da Ecuba, moglie di
Priamo e regina di Troia, ebbe un figlio di nome Troilo, che venne
ucciso da Achille
Il figlio più noto di
Apollo è però certamente Asclepio, Dio della medicina presso i
Greci. Asclepio nacque dall'unione Fra il Dio e Coronide;
quest'ultima però, mentre portava in grembo il bambino, si innamorò
di Ischi e fuggì con lui. Quando un corvo andò a riferire
l'accaduto ad Apollo, questi dapprima pensò a una menzogna, e fece
diventare il corvo nero come la pece, da bianco che era. Scoperta poi
la verità, il dio chiese a sua sorella Artemide di uccidere la
donna. Apollo salvò comunque il bambino, e lo affidò al centauro
Chirone, perché lo istruisse alle arti mediche. Come ricompensa per
la sua lealtà, il corvo divenne animale sacro del dio e venne dotato
da Apollo del potere di prevedere le morti imminenti. In seguito
Flegias, padre di Coronide, per vendicare la figlia diede fuoco al
tempio di Apollo a Delfi, e venne per questo ucciso dal Dio e
scaraventato nel Tartaro.