Tartaro indica, nella Teogonia di
Esiodo, il luogo inteso come la realtà tenebrosa e sotterranea, e
quindi il dio che lo personifica, venuto a essere dopo Chaos e Gaia.
Zeus vi rinchiuse i Titani, stirpe divina e padri degli dei
dell'Olimpo, dopo averli sconfitti a seguito della Titanomachia. Lì,
inoltre, si trovavano altri mostri come, ad esempio, le Arai.Sempre
in Esiodo, Tartaro è considerato il procreatore, insieme con Gaia,
di Tifeo.Secondo
Graziano Arrighetti, Esiodo rende la posizione spaziale del Tartaro
incongruente, dacché mescola descrizioni "orizzontali" e
"verticali", ossia dipinge il luogo come "ai confini
della terra" (v. 731) e contemporaneamente come al di sotto
della terra (v. 720 sgg.). La questione è insormontabile. Nella
visione verticale viene descritto come una voragine buia, talmente
profonda che lasciandovi cadere un'incudine questa avrebbe impiegato
nove giorni e nove notti per toccarne il fondo.In
Apollodoro (Biblioteca
I,1,2) Tartaro è il luogo tenebroso dell'Ade dove Urano rinchiuse i
Ciclopi.Col
tempo la parola Tartaro venne confusa e assimilata a una generica
definizione di inferno: già con Virgilio (70 - 19 a.C.) che,
nell'Eneide, divide gli inferi fra Tartaro
e Campi Elisi.