Allevato
come cane da caccia dall'eroe prima di partire per Troia,
nel poema di Omero compare in un passo, ad Itaca,
soltanto nella terza e ultima parte: ormai vecchio, disteso su
cumuli di letame di muli e buoi addossato dinanzi all'ingresso,
tormentato dalle zecche; ugualmente, riconosce subito il padrone
Odisseo (travestito da mendicante) dopo averlo lungamente atteso
nonostante la prolungata assenza, e agita la coda, abbassa le
orecchie, non avendo la forza di avvicinarsi a lui.
Argo
allora viene preso
dalla nera morte per sempre, dopo essere riuscito a rivedere alla
fine Odisseo dopo vent'anni,
e Odisseo si asciuga di nascosto una lacrima (l'unica che versa in
tutto il suo ritorno), senza che Eumeo
se ne accorga. Il cane Argo rappresenta la fedeltà nei confronti del
padrone.