Elena
è una figura della mitologia greca assunta, nell'immaginario
europeo, a icona dell'eterno
femminino. Proprio
questa sua caratteristica archetipica fa sì che, nell'immensa
letteratura nata attorno alla sua figura, Elena non venga mai
considerata responsabile dei danni e lutti provocati dalle contese
nate per appropriarsi della sua bellezza.

Giovinezza
Elena
fu allevata in casa di Tindaro e ancora giovinetta fu al centro di
numerosi miti di seduzione: Teseo la rapì che era ancora fanciulla.
Elena infatti era ritenuta la donna più bella del mondo, e poiché
numerosi erano i pretendenti Tindaro lasciò che ogni decisione fosse
della ragazza, onde evitare che una sua interferenza potesse causare
una guerra. La scelta cadde su Menelao, re di Sparta; dalla loro
unione nacque Ermione. La sorella Clitennestra sposò invece
Agamennone, fratello di Menelao.
I Pretendenti e il
“Giuramento di Tindaro”
Quando
fu in età da marito, tutti i capi Greci pretesero la sua mano.
Siccome la loro rivalità rischiava di generare un conflitto, su
suggerimento di Ulisse, Tindaro sacrificò un cavallo sulla cui pelle
fece salire i pretendenti per farli giurare che chiunque fosse stato
il fortunato sposo, tutti avrebbero dovuto accorrere in suo aiuto nel
caso qualcuno avesse tentato di rapirgli la sposa.
Quando
era ormai moglie di Menelao, Elena venne rapita dal principe troiano
Paride e il patto di solidarietà stipulato tra i pretendenti alla
sua mano spinse gli stessi, con a capo Agamennone, a dichiarare
guerra a Troia.
Elena Durante la
Guerra di Troia
Per
vendicare il rapimento di Elena da parte del principe troiano Paride
(al quale Afrodite aveva promesso la più bella delle donne), Menelao
e suo fratello Agamennone organizzarono una spedizione contro Troia
chiedendo aiuto a tutti i partecipanti al patto di Tindaro.
Nell'Iliade,
Elena è un personaggio tragico, obbligata ad essere la moglie di
Paride dalla dea Afrodite. Nessuna colpa le può essere rinfacciata,
data la sua incolpevole bellezza, anche se le si dà la colpa della
guerra che insanguina Troia. Non è una donna felice, disprezza
Paride ed è invisa a molti troiani: solo Ettore si mostra gentile
con lei, e in occasione della morte dell'eroe Elena proverà un
sincero dolore.
Alla
morte di Paride, Elena è costretta a sposare il fratello Deìfobo.
Durante la notte della caduta di Troia nasconde le armi del marito e
apre la porta a Menelao e Ulisse. I tre fanno irruzione nella camera
da letto trovando Deifobo addormentato e ubriaco. Le versioni a
questo punto divergono: sia per quanto riguarda l'identità
dell'uccisore di Deifobo (Menelao; Ulisse; Menelao e Ulisse insieme;
Elena) sia sul fatto se il troiano si fosse risvegliato o no.
Nel
secondo libro dell'Eneide,
durante l'incendio di Troia, Enea vede da lontano Elena ed è preso
dall'impulso di ucciderla, ma ne viene dissuaso dalla madre Venere,
che lo esorta a fuggire dalla città coi familiari.
Fine di Elena
Controversa
fu la sua fine. Nell'Odissea
Elena appare riconciliata col marito e tornata a Sparta per regnarvi
al suo fianco, anche se malvista dai sudditi. Si narra pure che
Oreste avesse cercato di ucciderla.
Secondo
altre versioni ebbe una fine misera. Altre ancora la divinizzano
insieme ai fratelli Castore e Polluce.
Un'altra
versione vuole che, dopo la morte di Menelao, due figli naturali di
costui cacciassero Elena e la costringessero a rifugiarsi presso
Rodi, dove Polisso la fece impiccare per aver causato la morte di
tanti eroi sotto le mura di Troia, fra cui suo marito Tlepolemo.
Il
mito di Elena è descritto nell'Iliade
e nell'Odissea,
ma molti poeti successivi ad Omero modificarono il personaggio e la
sua mitologia. Alcune leggende la indicano figlia di Nemesi, la dea
della vendetta. Euripide, nella tragicommedia Elena, segue quel
filone mitico secondo cui Elena non fu mai rapita da Paride né visse
a Troia né fu ripresa da Menelao, ma sempre visse nascosta in
Egitto, costretta da Era che mise al posto suo, a Sparta, un'immagine
d'aria, un simulacro vivente, per ingannare Paride e vendicarsi di
non essere stata scelta al posto di Afrodite. Così sono esistite due
Elena, una in Egitto e una a Troia. Inoltre, secondo altri miti, le
anime di Elena e Achille, dopo la morte e la discesa nel Tartaro,
furono assunte nell'Isola dei Beati (o Campi Elisi) per i loro
meriti, e lì ebbero un figlio, Euforione. Secondo una variante del
mito, fu Elena, divenuta dea dopo la morte, a discendere negli Inferi
attratta dall'ombra di Achille per giacere con lui generando il
semi-dio Euforione. I personaggi di Elena ed Euforione, seppure con
molte varianti, sono ripresi da Johann Wolfgang von Goethe nel suo
Faust.