
Il simbolo del dio era il tridente
e gli animali a lui sacri erano il cavallo (creato da lui dalle onde
del mare), il toro e il delfino.
Divinità
simili a Poseidone del mondo antico furono Rodon nella religione
illirica e Nethuns nella religione etrusca e il suo corrispondente
romano fu Nettuno.
In
suo onore venivano celebrati i giochi Istmici.
La
Nascita e il Trionfo su Crono
Poseidone
era figlio di Crono e Rea e fratello di Zeus, Ade, Estia, Demetra ed
Era. Secondo Esiodo Poseidone è fratello maggiore di Zeus, mentre
secondo Omero il maggiore è Zeus, Poseidone il secondo e Ade il
terzo.
Esiodo
racconta infatti che come i suoi fratelli e sorelle Poseidone venne
divorato dal padre Crono e successivamente rigurgitato da esso
costretto da Zeus, l'ultimogenito riuscito a sfuggire al terribile
genitore grazie alla madre Rea. Secondo altre tradizioni invece Rea
riuscì a salvare Poseidone: secondo Pausania diede in pasto al
marito un puledro e nascose il figlio in un branco di cavalli;
secondo Diodoro Siculo Rea affidò il figlio alle cure dei Telchini,
magici abitanti di Rodi, e dell'Oceanina Cefira.
Poseidone
insieme a fratelli e sorelle, agli Ecatonchiri e ai Ciclopi, che gli
forgiarono la sua arma, il tridente, sconfisse Crono e i Titani nella
Titanomachia. I Titani furono scaraventati nel Tartaro e Poseidone
stesso provvide a costruire le mura di bronzo che li imprigionavano.
Quando
poi si decise di dividere il mondo in tre regni, vi fu un sorteggio:
Zeus ricevette il cielo, Ade, ingannato da Zeus, il mondo sotterraneo
dell'oltretomba, mentre a Poseidone toccarono il mare e le acque.
Il
dio del mare partecipò anche alla guerra tra gli Olimpi e i Giganti,
la Gigantomachia, nella quale combatté contro il gigante Polibote e
lo sconfisse tagliando un pezzo dell'isola di Coo con il suo tridente
e scaraventandoglielo contro, creando così l'isola di Nisiro.
La
Contesa con Atena per Atene
Agostino
nel La città di Dio
riporta la spiegazione di Varrone sull'etimologia del nome della
città di Atene: la sfida tra Atena e Poseidone. In quel luogo spuntò
all'improvviso un ulivo e sgorgò dell'acqua. Consultato l'Oracolo di
Delfi, rispose che l'ulivo simboleggiava la dea Atena e l'acqua il
dio Poseidone e che i cittadini potevano scegliere il nome di una
delle due divinità per denominare la propria città. Il re Cecrope
allora convocò tutti i cittadini: i maschi votarono per Poseidone,
le donne per Atena. Vinse la seconda perché si ebbe un voto in più
delle donne. Allora Poseidone devastò i campi di Atene con le onde
del mare e per placarne l'ira le donne furono punite: d'allora in poi
non avrebbero votato, nessun figlio avrebbe preso il nome della madre
e nessuna sarebbe stata chiamata come la dea vincitrice della
contesa.
Apollodoro
invece narra che a giudicare la disputa tra le due divinità furono
gli dei dell'Olimpo, che decretarono la vittoria di Atena poiché
Cecrope aveva testimoniato che la dea aveva piantato l'olivo prima di
Poseidone.
Si
pensa che questa leggenda sia sorta nel ricordo di contrasti sorti
nel periodo Miceneo tra gli abitanti originari della città e dei
nuovi immigrati. È interessante notare come Atene, nonostante questa
scelta, all'apice del suo sviluppo fu una grande potenza navale,
capace di sconfiggere la flotta Persiana nella battaglia di Salamina.
In
una versione della storia differente, Atena e Poseidone avevano rotto
una relazione appena prima della contesa, aggiungendo quindi un altro
motivo valido alla lotta per il possesso della città.
La
Ribellione a Zeus e la Punizione
Omero
racconta che un giorno gli dei dell'Olimpo, capeggiati da Era, Apollo
e Poseidone, si ribellarono a Zeus e lo legarono. A salvare il Re
degli Dei fu la nereide Teti, che chiamò il centimano Briareo che lo
salvò.
Come
punizione Zeus costrinse Poseidone e anche Apollo a servire il re di
Troia Laomedonte. Questi chiese loro di costruire un'enorme cinta
muraria che corresse tutt'attorno alla sua città e promise di
ricompensarli per questo servizio. Il re di Troia tuttavia non
mantenne la parola data. Per vendicarsi, Poseidone mandò un mostro
marino ad attaccare la città, che però venne ucciso da Eracle.
Nella
Guerra di Troia
Nell'Iliade
Poseidone si schiera dalla parte dei Greci e in diverse occasioni
scende in battaglia contro l'esercito Troiano. Tuttavia nel XX libro,
interviene a salvare Enea quando il principe Troiano è sul punto di
essere ucciso da Achille.
L'Astio
per Odisseo
Odisseo,
come racconta lui stesso, per salvarsi dal selvaggio e antropofago
Ciclope Polifemo, figlio del dio del mare e della ninfa marina Toosa,
lo acceca e scappa. Poseidone, da quel momento, scatena tutta la sua
furia nei confronti del re di Itaca, che non ucciderà, ma
costringerà per anni lontano dalla sua patria.
Poseidone
non partecipa al concilio degli dei nel quale viene deciso che
Odisseo potrà tornare a casa lasciando Ogigia dopo tanti anni dal
momento che partecipa a un banchetto presso gli Etiopi. Quando il dio
del mare, tornando dal banchetto, si accorse che Odisseo stava
navigando in mare, capì che gli dei avevano deciso che potesse
ritornare a casa e scatenò i venti contro il mortale, facendolo
naufragare dalla propria zattera prima che arrivasse a Scheria, la
patria dei Feaci.
Per
punire i Feaci che avevano riportato a casa Odisseo, il dio del mare
trasformò la nave e gli uomini che avevano aiutato il re di Itaca in
pietra.