Briareo
è una figura della mitologia greca, figlio di Urano e Gea.
Era
uno dei mostri con cinquanta teste e cento braccia, gli Ecatonchiri o
Centimani. Gli uomini lo Aegaeon (Egeone),
mentre gli dèi Briareo.
chiamavano
Esiodo
nella Teogonia narra che Poseidone vista la gran forza di questo
gigante gli concesse di sposare sua figlia Cimopolea.
Ovidio
narra di come sia riuscito ad uccidere l'Ofiotauro il mostro che
avrebbe permesso la vittoria sugli dei bruciandone le viscere.
Briareo, però, non riuscì a bruciarle, poiché gli furono sottratte
da un nibbio inviato da Zeus.
Quando
Apollo, Era e Poseidone cercarono di detronizzare Zeus, esasperati
dai suoi capricci, Teti domandò il suo aiuto.
Come
modo di dire è rimasto "bisognerebbe avere le braccia di
Briareo" quando una persona è impegnata a fare molte cose
nello stesso tempo.
Nella
Divina Commedia, nell'Inferno, canto XXXI, Briareo è posto
alla guardia del lago di ghiaccio (Cocito) che costituisce il Nono
Cerchio. Nel Purgatorio, canto XII, invece, tra gli esempi di
superbia punita, Dante Alighieri raffigura Briareo, che prese parte
alla battaglia dei Titani contro Giove, scolpito nella roccia, quale
esempio di superbia punita, in quanto egli si è rivoltato contro la
divinità.
È
presente anche in Percy Jackson e gli dei dell'Olimpo: la battaglia
del labirinto.
Viene
inoltre citato nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, dicendo che
"attesoché l'humana malitia per sé sola bastar non douebbre a
resistere a tanti Heroi, che con occhij d'Argo e braccj di Briareo si
vanno trafficando per li pubblici emolumenti" (dal momento che
la malignità umana da sola non dovrebbe bastare a resistere a tanti
eroi, che con occhi d'Argo e braccia di Briareo si danno da fare per
il bene comune).